KANT: Critica della ragion pura
- le fonti da cui la ragione può legittimamente derivare le sue nozioni
- l'estensione e i confini del suo raggio d'azione
- giudizi analitici =>il predicato è già contenuto nel soggetto, sono giudizi rigorosi, ma a priori e quindi non derivano dall'esperienza, sono dotati dei caratteri di necessità e universalità, ma sono privi di novità --->"tutti i corpi sono estesi"
- giudizi sintetici => il predicato offre un contenuto informativo, l'attributo non è contenuto nel soggetto, ma dev'essere dimostrato, hanno un'estensione della conoscenza, ma non la garanzia della sua necessità e universalità e infatti sono a posteri --->"i corpi sono pesanti"
- I giudizi sintetici a priori => il rigore matematico si coniuga con l'incremento della conoscenza derivante dall'esperienza (necessità e universalità +novità)
Il predicato aggiunge qualcosa di nuovo al soggetto e vale comunque senza derivare dall'esperienza ---> "tutto ciò che accade ha una causa"/ "7+5= 12"
- quello materiale ---> è costituito dalle impressioni sensibili derivanti dall'esperienza
- quello formale ---> è costituito dalle forme con cui la mente mente umana ordina tali impressioni
Si definisce trascendentale l'interrogativo su come siano possibili i giudizi sintetici a priori o su come sia possibile la conoscenza scientifica trascendentale è chiamata ogni conoscenza che si occupi non tanto di oggetti quanto del nostro modo di conoscere gli oggetti nella misura in cui questo deve essere possibile a priori.
La critica ha una funzione trascendentale—> è una teoria della possibilità a priori della conoscenza, essa non indica una dimensione ontologica ma l'ambito dei presupposti gnoseologici che rendono possibile la conoscenza e la costituzione del mondo fenomenico.
Nell'etica trascendentale Kant analizza la sensibilità. Ogni conoscenza secondo Kant inizia con l'esperienza ossia, con la percezione degli oggetti esterni da parte dei sensi punto.
L'estetica è un termine usato in riferimento ai principi dell'intuizione sensibile.
La sensibilità ha una duplice fisionomia:
Passiva —> riceve dall'esperienza esterna i dati percettivi
Attiva —> organizza il materiale che riceve dall'esterno attraverso due forme a priori lo spazio e il tempo
—> Lo spazio si viene a configurare come un'intuizione pura ovvero, innata in noi a priori—> Lo spazio rende possibile la conoscenza sensibile degli oggetti esterni e la elaborazione della geometria come scienza sintetica a priori.
—> Lo spazio è forma del senso esterno poiché, serve a farci conoscere gli oggetti fuori di noi
—> Il tempo è la forma del senso interno infatti costituisce il fondamento dei nostri stati interiori poiché, noi li percepiamo sempre uno dopo l'altro.
L'ATTIVITÀ SINTETICA DELL'INTELLETTO
La sensibilità offre una molteplicità di sensazioni che costituiscono il primo gradino della scala della conoscenza, ma non ci si può fermare a questo livello, infatti per ottenere una conoscenza autentica dobbiamo spingerci oltre —> arrivare al pensiero
Il pensiero si articola in intelletto e ragione
L'attività sintetica dell'intelletto è che gli oggetti danno intuiti vengono unificati sotto delle rappresentazioni comuni —> i concetti (es corpo)
LA FACOLTÀ DI GIUDICARE
L'attività del pensiero è un'attività unificatrice dell'esperienza che si esplica attraverso i concetti, essa coincide con la facoltà di giudicare, ovvero collegare un concetto a un soggetto
I concetti sono di due tipi:
Empirici (derivano dall'esperienza)
Puri (contenuti a priori dell'intelletto)
i concetti puri costituiscono i modi universali del pensare ovvero categorie Esse, rappresentano i modi possibili di costruzione dei giudizi.
LA GIUSTIFICAZIONE DEL PROCESSO CONOSCITIVO
Kant si pone il quesito gnoseologico fondamentale: trovare il principio che fondi e giustifichi l'intero processo conoscitivo di unificazione dell'esperienza.
Essa non costituisce un problema per le forme a priori della sensibilità , in quanto non esistono oggetti dell'esperienza dell'uomo che siano intuiti nello spazio e nel tempo .
Il problema sorge invece nei confronti delle categorie ovvero per quanto riguarda il successivo livello di conoscenza .
Kant procede quindi con la deduzione trascendentale —> pensa a giustificare l'applicazione delle categorie dell'intelletto fenomeni naturali
IL FONDAMENTO DELLA CONOSCENZA: L'IO PENSO
L’argomentazione kantiana parte dall’io penso—> concetto originale , in virtù del quale possiamo ricondurre a unità e attribuire a un soggetto l'intero processo conoscitivo
Esso è il principio supremo della conoscenza umana ed è una funzione grazie alla qual l'io unifica le rappresentazioni del soggetto
L'io penso è legislatore della natura, che può essere pensata e conosciuta ed è un principip logico-formale e finito —> funzione unicamente ordinatrice
LA DISTINZIONE TRA FENOMENO E NOUMENO
Fenomeno=> ciò che appare
—>tutti gli oggetti della realtà che si danno all'uomo attraverso le forme a priori della sensibilità e dell'intelletto (non subito
Noumeno=> realtà delle cose in sé
—> tali realtà di mia caratterizza siccome pensabile dalla ragione , ma non conoscibile
L'AMBIZIONE DELLA RAGIONE
La ragione umana non si accontenta di tale orizzonte finito, essa è portata a concepire un vasto disegno:
I dati del senso interno vengono unificati sotto l'idea di anima, i dati nel senso esterno vengono unificati sotto l'idea di mondo e i fenomeni sia esterni che interni vengono unificati sotto l'idea di Dio.
Per Kant queste tre idee sono un'illusione poiché, la conoscenza richiede l'intuizione sensibile (l'oggetto è dato) e il concetto (oggetto ricondotto a un'unità superiore tramite le categorie dell'intelletto)
La conoscenza è quindi limitata al campo dell'esperienza, ossia dei fenomeni
È la metafisica quella che per Kant rappresenta lo sforzo della ragione di andare oltre all'esperienza —-> l'uomo vuole affrancarsi già il mondo sensibile in cui è rinchiuso e desidera attingere l'infinito, l'assoluto.
LA CRITICA DELL'IDEA DI ANIMA
Kant critica l'idea dell'anima che viene considerata come sostanza spirituale e immortale, Egli infatti sostiene che l'unità della conoscenza non è altro che l'unità logico formale del pensiero, ovvero: Io penso
LA CRITICA DELL'IDEA DI COSMO
È errata pure l'idea della cosmologia, che pretendeva di descrivere il mondo come totalità sostanziale e incondizionata. Secondo Kant nel cercare di dimostrare l'esistenza del cosmo si cadeva in contraddizioni poiché la totalità della realtà, non può mai essere oggetto di un'esperienza possibile per l'uomo
LA CRITICA DELL'IDEA DI DIO
È illusoria pure la teologia razionale che cercava di dimostrare l'esistenza di Dio, poiché l'errore di tale argomentazione era nel assumere l'esistenza come un contributo o predicato del soggetto. L'esistenza però non è un predicato ma una determinazione reale della cosa.
LA FUNZIONE REGOLATIVA DELLA RAGIONE
Queste tre idee sono gli oggetti impossibili della ragione infinita, tuttavia è grazie ad essi che l'uomo può aspirare a una serie sempre maggiore di perfezione, esse ci consentono infatti di tendere all'idea di completezza e unità da essi incarnato.
Sono un'illusione che gratifica la nostra esistenza, Ma dobbiamo rifiutarla perché la filosofia critica ci impone di rimanere nei limiti del mondo fenomenico.
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